sabato 4 giugno 2016

Borgo Ticino e dintorni: il santuario della Madonna delle Grazie

La piccola chiesa, circondata da un ampio prato e con l’abside volta a oriente come sempre negli edifici antichi, sorge a poco più di un chilometro dal centro del paese, al margine di una ora modesta zona boschiva, quella dell’antica Lupiate. L’edificio è ben visibile dalla strada statale che transita poco lontano, specialmente salendo da Arona verso Novara. Colpisce immediatamente il campanile, una torre quadrata con chiari segni di impronta medievale e stile romanico, che termina in alto con suggestive colonnine sormontate da archetti. La chiesa, che conserva alla base resti di mura romaniche, fu ricostruita nella sua forma attuale e fu elevata a dignità di santuario nel 1631.
L’immagine della Madonna col bambino, che gli studiosi hanno stimato possa risalire al XV secolo, ricorda quella della Vergine venerata a Re, in valle Vigezzo, e quella della Madonna del latte di Gignese. Ricorda inoltre la raffigurazione della Madonna del latte dipinta su un affresco votivo, risalente allo stesso periodo ed opera presumibilmente di maestri ticinesi, che, perfettamente restaurato, si può vedere nel centro di Borgo Ticino, in via Castellazzo 3. Ai piedi della Madonna sono raffigurati i santi Giacomo - titolare del culto originario dell’oratorio, testimoniato fin dal XII secolo - e Carlo Borromeo, genius loci di venerazione più recente.
Il santuario della Madonna delle Grazie è stato ed è ancora costante punto di riferimento della devozione dei borgoticinesi, attorno alla quale esistono curiosi aneddoti. Si racconta che alla chiesa si recassero ragazze deluse in amore che imploravano alla Vergine la soluzione dei propri problemi, facendole voti e promesse. Possiamo oggi individuare in questa ingenua pratica la persistenza inscalfibile anche se inconscia di antichi culti pagani. Il bosco, l’acqua corrente, la divinità femminile, il fascino del mistero sono elementi che questo luogo conserva, anche se non più così intatti come immaginiamo fossero in epoca antica.

(C) Eleonora Bellini, tutti i diritti riservati. Ogni riproduzione deve essere autorizzata.

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